Il braccio legato dietro la schiena. Storie di giornalisti in guerra, a cura di Mimmo Càndito
“E ora, mi raccomando, caro Schwarz, faccia in modo che non dobbiamo combattere più con un braccio legato dietro la schiena”: queste le parole del presidente americano George Bush al momento di accomiatarsi dal generale Schwarzkopf in partenza per il Golfo nel 1991.
I limiti posti alla libertà d’azione, metaforicamente indicati da quel “braccio legato dietro la schiena” così temuto dal presidente americano, altro non sono se non il risultato dell’azione dei reporter di guerra, non ancora embedded, che con i loro racconti sul conflitto in Vietnam avevano contribuito alla mobilitazione dell’opinione pubblica americana.
Oggi sono più che mai attuali i temi della responsabilità di chi fa informazione e del diritto a svolgere liberamente il proprio lavoro, dell’ostruzionismo ormai imperante da parte di chi vorrebbe imbavagliare i giornalisti, negando loro le dovute tutele e riversando un grande flusso di notizie atte a depistare l’attenzione dai veri nodi cruciali (“sfamare la bestia”).
Il braccio legato dietro la schiena raccoglie le testimonianze di molte grandi firme del giornalismo italiano, che più volte hanno vestito i panni del reporter di guerra, sul compito di testimone di complesse realtà, la cui narrazione spesso viene ostacolata attraverso più o meno velati accorgimenti dagli attori in gioco.
E’ una sorta di journal intime, dove trenta diverse personalità e professionalità (Luigi Baldelli, Lorenzo Bianchi, Giovanna Botteri, Mimmo Candito, Toni Capuozzo, Maurizio Chierici, Lorenzo Cremonesi, Bruno Crimi, Vittorio Dell'Uva, Fabrizio Del Noce, Toni Fontana, Marco Guidi, Luciano Gulli, Lucio Lami, Monica Maggioni, Gian Micalessin, Ettore Mo, Claudio Monici, Alberto Negri, Ferdinando Pellegrini, Giovanni Porzio, Ennio Remondino, Gigi Riva, Carlo Rossella, Giuliana Sgrena, Gabriella Simoni, Giorgio Torchia, Ugo Tramballi, Bernardo Valli) appuntano le loro riflessioni su eventi che più di altri sono rimasti impressi nella loro memoria di donne e uomini reporter di guerra. Si va dall’Iraq al Congo, dal Vietnam alle Malvine, da Israele alla Spagna, fino in Afganistan.
Precede ciascuna testimonianza una breve presentazione che i giornalisti fanno di loro stessi e del loro rapporto con il Giornalismo, quasi a svelare per una volta il volto umano celato dietro le cruenti pagine sporche di inchiostro capaci di portare una guerra violenta e lontana fin dentro le nostre case. Un libro da leggere per tenere sempre a mente che i testimoni oculari non belligeranti sono essenziali per garantire credibilità ad un racconto di guerra, sempre nella consapevolezza che - come dice Noam Chomsky- “non c’è fiaschetta di botulino o di antrace, non c’è bomba atomica, che abbiano la potenza distruttiva contenuta nei flussi informativi”.
Ricordiamo che il ricavato dalla vendita di questo libro andrà a "Reporters sans frontières", di cui Càndito è il presidente italiano.
Il braccio legato dietro la schiena.
Storie di giornalisti in guerra,
Mimmo Càndito (a cura di),
Baldini Castoldi Dalai
Milano, 2004.
446 pp. 15.60€
Mimmo Càndito, docente di Giornalismo all'Università di Genova, neoeletto presidente italiano di "Reporter senza frontiere", è inviato speciale, commentatore di politica internazionale e corrispondente di guerra de "La Stampa". Ha seguito per oltre vent'anni le più gravi crisi internazionali, rivoluzioni e guerre in Medio Oriente, America Latina, Asia e Africa. E' impegnato da sempre in una riflessione sul ruolo del giornalismo come ben sintetizzano alcuni suoi libri tra cui "Reporter di guerra. Storia di un giornalismo difficile, da Hemingway a Internet" ed il recente "Il braccio legato dietro la schiena: storie di giornalisti di guerra".