L'arte dell'acquerello
In mostra le opere del corso estivo di Gorlini
di Nicla Panciera (Corriere delle Alpi, 16 settembre 2007)
Colori a volte intensi, altre invece delicati, quasi invisibili. La semplicità dell’acquerello, fatto di carta acqua e pigmenti colorati, è anche la sua ricchezza; la sua difficoltà tecnica va di pari passo con la sua versatilità ed immediatezza. Il corso estivo di acquerello che Angelo Gorlini tiene da undici anni a Feltre è ormai un appuntamenti impedibile per gli appassionati, provenienti anche da città lontane come Milano e Napoli, che frequentano anche più edizioni successive forse attratti dal carisma del maestro. Le loro opere, realizzate nel corso dello stage, svoltosi nell’aula magna della scuola media Rocca di Feltre dal 2 al 7 luglio e organizzato dal Centro Culturale Europeo Carlo Rizzarda, sotto la direzione di Adriana Lanciato Quercing, verranno esposte in una mostra collettiva che sarà inaugurata venerdì prossimo alle 18.30 nella Sala degli Elefanti in Birreria Pedavena, con la presentazione di Giuseppina Boranga.
“Mentre acquarello provo forti e fuggevoli emozioni, date dalla semplice e apparentemente illogica combinazione di acqua, colore e carta”, scrive Gorlini nel suo libro “Acquerelli e pensieri”. La sua particolare interpretazione dell’atto creativo lo spinge ad esortare gli allievi a dipingere per “liberarsi, anche per pochi istanti, da ogni barriera che ci costringe”. E con l’acquerello libertà e spontaneità sono possibili anche per i meno esperti, proprio grazie ai grandi spazi espressivi che concede.
Certo la padronanza della tecnica rimane essenziale per potersi svincolare dal mezzo, lasciando libera la propria interiorità di emergere nell’opera, per Gorlini “specchio esterno del nostro Io”, liberandosi da ogni mediazione razionale. Va detto che, con la necessaria velocità di esecuzione e la semplicissima preparazione alla pittura che richiede, l’acquerello permette di lavorare molto e di acquisire una padronanza nell’uso del pennello, del colore e dell’acqua quasi inaspettatamente.
L’opera finale non si piega però totalmente alla pianificazione; non è possibile cancellare un tratto dipinto e l’artista deve correre il rischio che qualcosa compaia in pagina suo malgrado. Il caso è incorporato nell’opera; l’esperienza solo in parte permette di prevedere il risultato. Come accade spesso nella vita. Un campione di sci può pianificare la sua discesa ma fino alla fine non potrà sapere come pennellerà la curva.
Infatti, a differenza dell’olio e della tempera, l’acquerello è effimero, il suo tratto sempre uguale e diverso, in continuo mutamento, come il mare. Per Gorlini, “l’acquerello è acqua e colori che si fondono e rifondono sulla carta bianca in un gioco meraviglioso e continuo di emozioni”. Non a caso, è una delle tecniche più usate in arteterapia, anche con individui disabili, per la sua immediatezza e per la soddisfazione che procura quando alla minima espressione di volontà, con un tocco leggero, una evocativa macchia di colore appare sul foglio bianco. Insomma, per dirla con le parole del maestro milanese, “sensazioni e note di colore che si formano dal contributo di semplici gocce d’acqua”.
A Milano, dove ha il suo studio, Angelo Gorlini ha fondato una scuola di pittura ad acquerello. E’ il presidente onorario dell’Associazione Italiana Acquerellisti, una delle tre associazioni fondatrici, insieme a quelle di Belgio ed Inghilterra, dell’Associazione Europea dell'Acquerello (ECWS). Per informazioni sulla prossima edizione dello stage estivo, visitate le pagine del sito webdolomiti. (nicla panciera)