Linea d'ombra - "Confini da Gauguin a Hopper" il quarto approfondimento di Marco Goldin
Marco Goldin, ideatore e curatore della mostra, continua la sua rubrica in sei puntate per annunciare e presentare la mostra stessa.
La grande mostra Confini da Gauguin a Hopper, composta da oltre 120 dipinti in arrivo da quasi 50 musei di tutto il mondo, si svolgerà a Villa Manin (Passariano di Codroipo, Udine) dall’11 ottobre 2025 al 12 aprile 2026. Prevendite e prenotazioni già attive (biglietto.lineadombra.it oppure 0422 429999, biglietto@lineadombra.it).
QUARTA PUNTATA
La quarta area della mostra, colma di quadri famosissimi, sposterà il confine della pittura più lontano, nella costante ricerca che gli artisti hanno fatto di un altrove, di un confine che sia anche il sogno di ritrovare un paradiso perduto. O almeno terre, e coste e mari e foreste, lontani dai traffici delle città. In questo senso, perfino inutile ricordarlo, la figura di Paul Gauguin è quella che ancora oggi incarna alla perfezione l’ansia di un altrove di vita e colore.
Per questo motivo la mostra ne seguirà il cammino fin dal momento in cui, nel 1887, con l’amico pittore Charles Laval, fugge per alcuni mesi prima a Panama, dove fa lo sterratore per il canale che si veniva costruendo, e poi soprattutto in Martinica. Uno splendido paesaggio proprio della Martinica, dal museo di Edimburgo, darà senso compiuto a questa prima sua sosta dentro la purezza del colore. Ma poi la ricerca dell’Eden lo porterà a intermittenza in Bretagna, dove realizzerà alcune tra le sue opere più belle tra il 1889 e il 1890, come quella in mostra dal museo di Stoccolma. Ma è chiaro come sia Tahiti il punto di approdo per Gauguin, quello universalmente noto, con i lunghi soggiorni lì, il primo dal 1891 al 1893 e il secondo dal 1895, dopo il ritorno dalla Francia, fino al 1901. La mostra proporrà uno dei capolavori assoluti dell’intera parabola artistica del pittore francese, come Parau Api del 1891 che eccezionalmente giungerà dal museo di Dresda. A doppiare nella sala questo straordinario dipinto sarà la Donna tahitiana del 1897 dal museo di Belgrado, che rappresenta il secondo, più duro tempo di Gauguin a Tahiti, lui alla faticosa ricerca del confine definitivo.
La Provenza, e il Mediterraneo attorno ad Antibes, dunque il sud della Francia, saranno nella mostra altri luoghi d’elezione. Non serviva quindi percorrere migliaia di miglia sopra gli oceani per cercare il proprio confine, che si poteva trovare anche in una dimensione più domestica, però sempre lontana dalle città formicolanti.
Claude Monet, che ha fatto degli spostamenti nei luoghi della pittura un suo canone, scende prima in Liguria a Bordighera nel 1884 e poi torna a sud nel 1888, quando farà base ad Antibes. Un quadro meraviglioso, dal museo americano di Toledo in Ohio, ce lo ricorderà. Sarà Pierre Bonnard, sublime artista novecentesco, a portare a compimento in Provenza la lezione proprio di Monet, come la mostra ancora una volta ci ricorderà con alcuni suoi quadri che giungeranno dal museo di Winterthur.
Infine, la Provenza è chiaramente il punto di svolta per Vincent van Gogh, perché nei due anni che trascorre tra Arles e Saint-Rémy egli trova la sublimazione dentro quel colore nuovo che per lui è confine continuamente ripetuto e irredimibile. Una versione sontuosa di Ulivi dal museo di Edimburgo lo dirà con chiarezza e fascino di mistero.
Paul Cezanne in Provenza torna a casa e vi dipinge tanti capolavori, come alcuni tra quelli che saranno presenti nell’esposizione di Villa Manin, a cominciare da un bosco del museo di Cardiff e altri ancora come i meravigliosi Grandi alberi sempre dal museo di Edimburgo. Sono quadri nuovi, nuovissimi per la storia dell’arte. Qualcosa di mai visto prima e che apre ai confini del XX secolo.
A presto, arrivederci alla quinta puntata!
Marco Goldin
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