Il Piave nel territorio bellunese
In questa scheda sul Piave raccontiamo il percorso del fiume lungo il territorio bellunese dalla sorgente alla cittadina di Quero, lo sfruttamento idrico a cui è sottoposto e l'antica attività della fluitazione del legname.
Brevi cenni geografici
Il Piave ha le sorgenti nelle Alpi Orientali Carniche, alle pendici meridionali del Monte Peralba, a quota 2.037 metri s.l.m. E’ interamente contenuto entro i confini del Veneto. Attraversa il Cadore, la Valbelluna in Provincia di Belluno e nel suo ultimo tratto montano transita attraverso le Prealpi nella strettoia di Vas e Quero uscendo dalla provincia di Belluno. Continua in pianura nelle province di Treviso e di Venezia toccando le cittadine di Valdobbiadene, Nervesa della Battaglia, Ponte della Priula, San Donà di Piave, Musile di Piave, Eraclea e Jesolo.
A San Donà di Piave il fiume si divide in due rami: la Piave vecchia, che costeggia la laguna e che sfocia tra Jesolo e il Cavallino e il Piave nuovo, deviato nel 1579 su un canale scavato dai Veneziani per far defluire le piene verso Eraclea. Termina presso il porto di Cortellazzo. Il Mar Adriatico è il termine dei due rami finali del fiume dopo un cammino lungo duecento e venti chilometri.
Il Piave è il quinto fiume d'Italia per lunghezza fra quelli sfocianti in mare. I suoi principali affluenti alpini di destra raccolgono le acque delle principali valli glaciali: l’ Ansiei raccoglie le acque della valle Auronzana e sfocia nel Piave a Cima Gogna; il Boite passa lungo la valle Ampezzana e sbocca a Perarolo ; il Maè fluisce lungo la valle Zoldana ed esce a Longarone, infine il Cordevole scorre lungo la valle Agordina e sfocia nel Piave presso Sedico.
Il Piave nasce al femminile, la Piave, per il valore di fertilità che si è sempre dato alle acque. A determinare il mutamento al maschile è stata la celeberrima Leggenda del Piave. Quel “il Piave mormorò…” cantato dai soldati, mascolinizzò il fiume.
Le sorgenti del Piave
L’acqua di una polla, che sgorga dal Monte Peralba (il monte dalla pietra bianca) vicino al rifugio Pier Fortunato Calvi, si perde dopo breve sprofondando tra le rocce per riemergere leggermente più a valle e procedere un po’ a destra e un po’ a sinistra dello spartiacque creando due corsi che s’incanalano uno per la Val Visdende (chiamato Piave di Val Visdende o Cordevole) nel Comelico e uno per la valle di Sappada.
I due rami si ricongiungono più a valle.
Nel 1936 è stato affermato dal geografo Arrigo Lorenzi che il corso iniziale del Piave deve essere considerato quello di Sappada, essendo la valle più antica rispetto a quella del Comelico.
Il Piave di Sappada alla sua origine (1867 metri s.l.m.) comincia a serpeggiare tra l’erba e il terreno intriso d’acqua ed entra in un avvallamento. Dopo un chilometro si trasforma in un torrentello che scende vigoroso nel bosco incassandosi tra pareti rocciose fino a una vecchia segheria, con la grande ruota di legno ancora spinta dall’acqua. Qui il Piave diventa gagliardo e forma pozze.
A Sappada scorre fuori dal centro abitato e dà spettacolo più a valle con l’orrido dell’Acquatona, dove compie un salto di cinquanta metri.
Al confine tra il comune di Sappada e l’Alto Cadore, all’altezza della galleria di Salafossa presso Presenaio, si ricongiungono le acque gemelle dei due corsi iniziali del Piave.