Dai monti alla laguna: la via delle zattere
La fluitazione
La fluitazione, lungo il Piave e dei suoi principali affluenti, risale certo alla preistoria delle valli dolomitiche. Le foreste del Cansiglio, di Valvisdende, dell’Auronzano, dell’Ampezzano, di Zoldo e dell’Alto Agordino erano la grande ricchezza della zona bellunese. Il legname oltre ad essere sfruttato in loco per case, dighe e ponti , era sfruttato nelle lagune adriatiche e in pianura. Unico mezzo di trasporto la corrente impetuosa del fiume. I tronchi di tutta la zona cadorina fluitavano fino alla stazione di Perarolo da dove il Piave cominciava ad essere navigabile. Già in epoca romana esistevano nella valle del Piave fiorenti Corporazioni di zattieri; ce lo documenta un cippo funerario dissepolto nel 1888 a Belluno. La Corporazione degli zattieri si diede uno statuto, approvato il 3 agosto 1492 dal Maggior Consiglio della Repubblica Veneta, sotto il cui dominio stette il Bellunese dal 1420 al 1797. Poi un nuovo “Regolamento per la fluitazione dei legnami da Perarolo a Venezia” fu firmato da S.M. Umberto I il 24 luglio del 1879.
La Menada
Erano le operazioni svolte dai “menadàs” per far confluire i tronchi nei punti di raccolta o nelle segherie che producevano tavole sfruttando la forza dell’acqua per azionare le lame. I tronchi dall’Alto Cadore , opportunamente incisi dai boscaioli per il riconoscimento del proprietario, seguivano percorsi fluviali tortuosi, incassati fra alte sponde rocciose. Spesso i tronchi si arenavano su ghiaieti o s’incastravano di traverso alle strette sponde formando le “serre”, viluppi intricati su cui intervenivano i “menadàs”, uomini forti e ardimentosi.
Trecentotrentamila tronchi giungevano in un anno a Perarolo. Erano convogliati entro un cìdolo, barriera artificiale che formava un lago in cui si fermavano i tronchi.
Costruzione delle zattere
Qui gli zattieri davano forma alle zattere collegando con vimini ritorti, come fossero corde, le sommità dei singoli tronchi opportunamente forati. Le zattere composte da otto travi ciascuna, del peso complessivo di trenta tonnellate, erano assemblate a moduli da tre a cinque elementi. Ogni composizione, detta còpola, era lunga da dodici e mezzo a ventuno metri e larga da tre a cinque metri. La prima e l’ultima sezione erano lasciate mobili per permettere la manovra ai remi. Quella in mezzo era riservata ai passeggeri. La seconda e la quarta venivano adattate per ospitare animali e mercanzie.