Andrea Brustolon scultore Barocco

Andrea Brustolon

Nasce a Belluno il 20 Luglio 1662. Il suo primo maestro è il padre Jacopo, "intagliatore e statuario in legno"; successivamente passa alla scuola del pittore Agostino Ridolfi.

Belluno non consente al giovane Andrea di ricevere nozioni artistiche scultoree di grande livello; si reca quindi a Venezia presso l'amico bellunese Antonio Buzzati, che lo affida alla bottega dello scultore Filippo Parodi.

Nel 1679 Brustolon è a Roma dove viene "naturalmente" influenzato dalla figura del grande Gian Lorenzo Bernini. Nel 1682 ritorna a Venezia dove rimane per alcuni anni si dedica alla produzione di mobili in legno: numerosi furono i suoi committenti nobili, ad esempio i Correr e i Pisani; ma suoi grandi patroni furono in particolare i Venier, per i quali realizzò portavaso, poltrone e oggetti vari di arredamento.

Mobili del "fornimento Venier" Museo del 700 Veneziano Cà Rezzonico Venezia
Portavasi in legno intagliato e patinato 

Per la Chiesa eseguì, invece, sculture in legno (spesso dorato) oggi conservate presso la Basilica di Santa Maria Gioiosa dei Frari,

la chiesa della Pietà e quella della Fava.( Parte di queste opere sono oggi esposte al Museo del 700 Veneziano - Cà Rezzonico di Venezia, oppure appartengono a collezioni private inglesi)Nel 1695 si stabilisce definitivamente a Belluno dove inizia la sua grande ed eccezionale produzione di pale d'altare, statue, tabernacoli e opere in legno di tutti i generi.

Brustolon è sicuramente un artista che, a differenza di quelli operanti a Belluno nei secoli precedenti si inserisce, con tutta la sua abilità, nella realtà del tempo in cui opera e può essere considerato tra le figure più rappresentative della scultura italiana barocca.

Per dare una prima misura delle capacità tecniche di questo grande maestro bellunese, possiamo osservare le due figure di angeli ai lati dell'altare maggiore della chiesa di Santo Stefano.

Queste sono sicuramente tra le prime sculture di un certo livello eseguite da Andrea Brustolon. Si nota immediatamente la grande abilità nella lavorazione del legno che egli riesce a modellare secondo il suo volere. La dolcezza dei volti, il modellato vibrante per il chiaroscuro e la dinamicità dell'insieme si richiamano alla poetica del Bernini, in una interpretazione personale e originale.

Le opere che possono essere considerate i due maggiori capolavori del Brustolon sono le pale d'altare, ora nella chiesa di San Pietro a Belluno, ma in origine nella chiesa dei Gesuiti di S. Ignazio.

Una pala rappresenta la "Morte di S. Francesco Saverio" e l'altra la "Crocifissione".

Diversamente da quanto faceva normalmente il Brustolon, esse sono firmate e datate e ciò indica probabilmente un maggior valore che egli stesso attribuiva a questi lavori rispetto alle opere precedenti.

La prima è datata 1723, anche se poi è stata ultimata nel 1729, la seconda è datata 1729.

Morte di San Francesco Saverio

La pala dedicata a Francesco Saverio ha una particolarità: infatti Andrea Brustolon firma un contratto il 29 Aprile del 1723 con il committente Andrea Miari. Tale contratto definisce, anche nei minimi particolari la narrazione del racconto.

Così viene descritto: "La Vergine sopra le nuvole col Bambino, o in piedi con angioletti al bisogno, e nuvole; San Giuseppe, in atto supplicante con altri angioletti e nuvolette; S. Francesco Saverio poi nel piano, spirante sulla spiaggia, di lontano nell'infinito porto, tre bambini... - tutto questo - in forma di finta pietra marmorizzata. Con quello tutto sarà in parte del detto sig. Andrea Brustolon scultore comprensore". Il contratto continua dicendo che il "Compenso sarà di lire 1000, una botte di vino trevigiano, maturato nelle colline di Valmareno et una taglia di cirmolo". Questa pala d'altare risponde, dal punto di vista narrativo, perfettamente agli elementi e alle figure descritte nel contratto firmato con il Conte Miari. È però l'interpretazione del Brustolon che fa diventare affascinante la storia commissionata.

L'artista modella l'insieme secondo lo spirito barocco, lavora le superfici in maniera morbida e definita, creando un senso pittorico d'insieme. La composizione non segue più l'impostazione cinquecentesca, gli oggetti sono rappresentati nello spazio in maniera libera, le figure si muovono all'interno della rappresentazione in maniera dinamica, come prive del loro peso corporeo. È un vibrare di passaggi chiaroscurali, con "continue cavità che raccolgono l'ombra".

Andrea Brustolon, in questa pala, realizza a pieno tutte le caratteristiche del barocco, creando un grande effetto decorativo e scenografico d'insieme. Nei volti di S. Francesco Saverio e di S. Giuseppe appare l'esasperazione drammatica della concezione secentesca dell'arte. Francesco Saverio manifesta la sua rassegnazione per l'imminente decesso, mentre S. Giuseppe è teso nella supplica alla Vergine. Quest'ultima, ricoperta di splendidi panneggi e atteggiata in gesti quasi teatrali, è circondata di splendidi angioletti, che sono presenti in tutte le parti della pala ed esprimono qui, in contrasto con gli altri personaggi, un senso di dolcezza e serenità. Aumentano l'effetto scenografico dell'insieme le nuvolette che fanno da contorno agli angioletti stessi, alla Vergine e a S. Giuseppe.

In quest'opera Brustolon rivela anche le sue notevoli doti di ritrattista, soprattutto nelle figure dei tre bambini, raffigurati in basso a destra, che hanno delle fisionomie ben definite: i putti sono i figli del Conte Miari: Domenico, Giovanni e Matteo.

Infine, secondo il contratto, Brustolon doveva presentare al suo committente il bozzetto in creta che realizzò e che ora si trova presso il Museo Civico di Belluno.

La Crocifissione

É questa un'opera di livello artistico sicuramente superiore alla precedente. Se la pala di Francesco Saverio ha una grande vivacità compositiva e le figure si muovono nello spazio in maniera completamente libera e dinamica, qui la pala è tutta avvolta da un senso di compostezza pur nella drammaticità del racconto. Gli angioletti felici e gioiosi della pala precedente si trasformano qui in figure tristi e desolate, coscienti del dramma che li coinvolge.

Il Cristo è raffigurato attraverso una descrizione anatomica che rivela la grande conoscenza dell'artista del corpo umano e di tutti i particolari strutturali. Il tema del Crocefisso è sicuramente uno dei soggetti più amati e maggiormente scolpiti dal maestro bellunese; qui però l'artista raggiunge il massimo sia dal punto di vista formale che drammatico. L'espressione del volto denota la disperazione che questo evento ha rappresentato per l'umanità, secondo l'insegnamento cattolico.

L'aspetto più significativo è rappresentato dalle figure di San Giuseppe sulla destra, della Vergine Maria ai piedi del Redentore e dalle quattro figure delle Pie donne. Andrea Brustolon ha voluto descrivere nei volti di questi personaggi i diversi modi in cui l'uomo si esprime di fronte al dolore.

C'è la disperazione della Vergine invocante accasciata al suolo, mentre San Giovanni rivolto verso il Cristo non ne accetta la triste fine. La donna al centro ha le braccia spalancate in segno di plateale disperazione. La figura femminile a destra del Cristo guarda verso la Madonna, comprendendo il suo dramma.

La figura di sinistra è completamente chiusa in se stessa con tutta la sua disperazione. Infine si noti il volto della donna a sinistra che guarda verso l'alto e che  accetta rassegnata il drammatico epilogo della vita di Gesù Cristo.
 

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