Saggi critici

Saggi critici

Hanno detto di lei:

Una costante ricerca di soluzioni che, pur nella fedeltà delle originarie esperienze culturali, recepiscano i richiami delle correnti artistiche italiane, il cui indirizzo stilistico si pone in chiave realistica. La sua indagine tende soprattutto alla lettura dell’ uomo e della natura: l’uomo nella sua intimità e nei valori della famiglia, dell’amicizia. Vi è un indefinito riscatto di memorie perdute, di reminescenze commiste a sottili fili di nostalgia, rivive un’ antiche tradizioni, che evoca la solidarietà -specie nelle donne- nei momenti di maggiore difficoltà che impongono l’ esigenza di un contributo straordinario di operosità. Vi è nel suo linguaggio un’ esigenza interpretativa della realtà, quasi sempre velata dal simbolo (ciclo biblico: la natura emersa dal caos, la nascita di Eva, il Cristo), espresso da fenomeni naturali (il vento, le nuvole, l’ arcobaleno) I paesaggi non si sottraggono a questa simbologia: sono quasi sospesi e ricchi di una misteriosa vitalità che trae alimento da un indomito amore per le proprie origini.
MARIO MORALES

En español

Una constante busqueda de soluciones que, dunque feil a sus origenes culturales, se siente la llamada de las corrientes artisticas italianas, en las corrientes de estilo realistico. Su busqueda se ve y se lee en el ser humano, en su intimidad y en los valores de la famiglia, en la amistad. Existe en su pintura una valorizacion de las memorias que se pierden, de sutiles lazos familiares que llegan a ser hilos de nostalgia, que reviven en antiguas tradiziones, que evocan solidariedad – especialmente ne las mujeres – en momentos de mayor dificultas que imponen la exigencia de un gran trabajo. Esta en su lenguaje artistica la exigencia de una realidad, casi siempre velada por simbolos ( en el siclo biblico: la naturaleza dentro el caos,
el nacimiento de Eva, el Cristo ), dado aconocer en los fenomenos naturales ( el viento, las nuves, el arcoiris ) sus paisajes no dejan de tener esta simbologia: son casi suspendidos y ricos de una misteriosa vitalidad que trae alimento de un indomabile amor por los propios origenes.
MARIO MORALES

Crítica para el catálogo/ Expo a Parigi

En español

Rhut Maldonado Tinoco pinta desde joven. Contrariamente a la idea demagógica y un poco italiana que muchas veces hace el ser artista una vocación. Rhut tiene una preciosa formación artistica, donde primero como alumna de la Escuela de Bellas Artes y luego con varios cursos de perfeccionamiento.
Su origen hispanoamericano está abiertamente confesado en sus apellidos, Maldonado Tinoco. Nace y vive en Ecuador hasta los años 90, cuando decide de venir a vivir en Italia, cerca de Belluno.
Toda su busqueda artistica comienza en sus pinturas de retratos indígenas, atraida de sus costumbres y de los colores fuertes del ropaje del pueblo. Iniciando como una busqueda cromática, sus trabajos se enriquecen de características sociales representando así uno de los tantos modos para entrar en contacto con la gente. También el arte puede ser una forma para conocer al resto de personas. Ha pintado niños, hombres, pero sobre todo ha pintado mujeres. Son ellas a interesar a Rhut Maldonado Tinoco. Piensa que las mujeres están más cerca, de cuanto sean los hombres, a la tierra y a la naturalezza. Más capaces de comunicar las emociones. Le atrae la dualidad en la cual vive la mujer, aquella oscilación entre una alma docil y otra violenta. En sus últimos trabajos las caras de mujer se pierden en un fondo uniforme y monocromo siempre pintado con colores fuertes. Son rostros meditabundos, que revelan la melancolía y la nostalgia del recuerdo. Ojos que conservan toda la tristeza de lo perdido. Es nuovamente la mujer a obtener la superioridad. Es ella la que trae consigo esta melanconia triste. Aquella nostalgia que siente la misma pintora por su tierra el Ecuador, donde regreza con cierta frecuencia pero pagando el precio de sentirse extranjera en su propia tierra. No se puede huir de aquella tristeza de lo perdido. Está en los indigenas, en esa tranquilidad que ya no existe de vivir la vida sin problemas. Está en los ojos de las mujeres italianas, por esa nostalgia de una vida menos frenética y veloz. Está en Rhut Maldonado Tinoco, en aquella nostalgia por los colores y de aquellos perfumes que viven en Ecuador y que en Belluno no son posibles encontrar sino en la tela.
PATRIZIA RAINERI

Italiano
Rhut Maldonado Tinoco dipinge da quando era bambina. Di contro a quell’idea demagogica e un po’italiana che tante volte ha fatto dell’essere artista una vocazione, Rhut vanta una precisa formazione che l’ha voluta prima allieva della scuola di Belle Arti e poi di svariati corsi di perfezionamento. Le sue origini ispanoamericane sono apparentemente confessate dallo stesso nome Maldonado Tinoco. È nata e a vissuto infatti in Ecuador, fino agli anni ’90, quando poi ha scelto di trasferirsi in Italia, vicino a Belluno. La sua ricerca artistica è cominciata dipingendo retratti di indigeni, dai quali rimaneva attratta per l’usanza di vestire con colori forti. Iniziati come ricerca cromatica y suoi lavori sui sono poi arricchiti di connotazioni sociali finendo per rappresentare uno dei tanti modi per entrare in contatto con la gente. Anche l’arte infatti può essere una via per conoscere gli altri.
Ha dipinto bambini, uomini, ma soprattutto donne. Sono loro a interessare di più Rhut Maldonado Tinoco. Pensa che le donne siano più vicine, di quanto lo siano gli uomini, alla terra e alla natura. Più capace di comunicare le emozioni. La affascina la dualità che vive nella donna. Quella che oscilla tra un anima docile e l’altra violenta. Soprattutto negli ultimi quadri i volti di donna si dilatano su un sfondo piatto e monocromo sempre dipuinto con tinte forti,
Sono colti pensierosi, che rivelano la malinconia e la nostalgia del ricordo. Occhi che conservano tutta la tristezza del perduto. È di nuovo la donna a possederne il primato. È lei la portatrice di questa tristezza melanconica.
Quella nostalgia che sente la stessa pittrice per la sua terra un Ecuador, dove riesce a tornare con una certa frequenza pagando però il prezzo di sentirsi stranieri nella propria terra. Non si può sfuggire da quella tristezza del perduto. C’è negli occhi delle donne italiane, per la malinconia di una vita meno frenetica e veloce. C’è in Rhut Maldonado Tinoco, per la nostalgia di quei colori e di quei profumi che vivono in Ecuador e che a Belluno e impossibile ritrovare se non sulla tela.
PATRIZIA RAINERI


"Vita nella conchiglia"

Lasciare la propria terra, attraversare l’oceano e trasferirsi in un nuovo continente può essere un’esperienza traumatica, anche per una donna forte guidata dall’amore. Se poi a soffrire di nostalgia è una pittrice, la sua arte ne risulterà inevitabilmente segnata. Questo è forse quanto è successo a Ruth Maldonado Tinoco, equadoregna di Cuenca, gli ultimi 18 anni trascorsi in Italia, a Lentiai. Le sue opere più recenti saranno esposte nella Sala degli Elefanti in Birreria Pedavena, fino al 23 gennaio 2008. La mostra "Vita nella conchiglia", organizzata dal Centro culturale europeo Carlo Rizzarda, verrà inaugurata mercoledì 21 novembre alle 18.30. Le opere della Tinoco risentono certamente della lunga permanenza in Italia ma, nonostante l’evoluzione artistica della pittrice e la scomparsa dei tratti somatici tipicamente indi, mani grandi, piedi nudi a contatto con la terra, e dei colori forti degli inizi, nelle sue tele sono ancora riconoscibili molti elementi della corrente culturale e artistica a cui la Tinoco si rifà. “Si tratta dei movimenti di rinnovamento diffusisi intorno al 1910 dal Messico (i rappresentanti più noti in Europa sono certamente Frida Khalo e Diego Rivera) in tutto il Sudamerica” – spiega Evelina Reolon, che presenterà l’artista a Pedavena – “tesi a rivalutare l’arte precolombiana, creando un movimento artistico meticcio autonomo e valido, tanto diventare modello e fonte di ispirazione per gli artisti europei, ma tesi anche a rivendicare i diritti del popolo, combattendo le sue miserie economiche e fisiche”. “Abito in un punto dell’Italia”, ama ripetere ai suoi amici rimasti in patria, quasi ad esprimere un certo distacco verso una terra che tuttavia l’ha segnata: i colori sono diventati più tenui, i lineamenti delle donne più vicini al modello europeo, l’arte sempre più simbolica.Oggi la pittura della Tinoco è personale, sinuosa e ricca di simboli. Prevale sugli altri quello della conchiglia, icona della vita e della morte, della casa, dell’accoglienza e della possibilità di sentirsi a proprio agio ovunque, condizione forse alla quale la stessa artista aspira. “Ma la conchiglia compare anche nei riti del culto della Pachamama, la Madre Terra delle religioni andine, che indica la fusione dell’essere umano con la natura, l'entità che fa in modo che gli esseri viventi facciano parte di un immenso ingranaggio cosmico”, continua Evelina Reolon. Questo è un tema onnipresente, pur declinato in diverse cifre stilistiche, nell’opera dell’artista. Donne che escono dalla terra, donne madri, donne circondate di foglie e di Natura, donne che crescono come frutti sui rami. L’unica figura maschile compare nell’opera intitolata “Tentazione”.
NICLA PANCIERA

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