Werckmeister harmóniák
Ungheria 2000, di Béla Tarr,
con Lars Rudolph, Peter Fitz, Hanna Schygulla, 145 min.
Berliner International Film festival (2001), Chicago Film Critics Association Awards (2002), Hungarian Film Critics Awards (2002), Hungarian Film Week (2001)
Uno degli aspetti forse più magici del cinema è, quando il miracolo riesce a compiersi, la sua capacità di essere uno sguardo “altro” sulle cose, sulle vicende, sulle persone. Per intenderci: mi riferisco a quanto invece non succede nei film pensati e fatti per la televisione, rispetto ai quali il cinema è appunto altro. Altra esperienza, altra percezione, altro sentire.
Werckmeister Harmoniak, dell’ungherese Béla Tarr, è un film in cui la magia cinematografica è potente, prepotente, sovrabbondante. Non è un’opera per tutti i palati, ma sicuramente può offrire un coinvolgimento emotivo ed estetico che raramente oggi troviamo nelle sale cinematografiche. Come nei film di Angelopoulos, anche qui le immagini sono cariche di valenze simboliche ed allegoriche, sottolineate e rafforzate dalla scelta del bianco e nero.
La fotografia, artistica e perfetta come in pochissimi film, conferma la sensazione quasi palpabile di trovarsi di fronte ad una vera opera d’arte.
Sullo sfondo di un villaggio rurale in una fantastica Ungheria fuori dal tempo, si rappresenta l’eterno scontro/alternarsi di barbarie e civiltà, umano e disumano, armonioso e deforme. Tutti anziani, gli abitanti del villaggio, con l’eccezione del giovane protagonista, che incarna il nostro sguardo, il nostro stupore attonito di spettatori. La macchina da presa è ferma o lentissima, non concede nulla alla fretta o all’approssimazione.
Siamo di fronte ad una rappresentazione allegorica della storia dell’umanità che, nonostante il rigore stilistico ed il rifiuto di soluzioni semplici, riesce a coinvolgere profondamente. Sicuramente non un pop-corn-film. Una visione da scegliere, da programmare: molte le ricompense in attesa.
CAST TECNICO ARTISTICO
Regia: Béla Tarr
Sceneggiatura: László Krasznahorkai, Béla Tarr, dal romanzo "Malinconia della Resistenza" di László Krasznahorkai
Fotografia: Miklós Gurbán
Prodotto da: Lajos Gerhardt
(Ungheria, Germania, Francia 2000)
Durata: 145'