Ippolito Caffi, la prima antologica delle sue opere a Belluno nel 2005

Ippolito Caffi

La prima antologica di Ippolito Caffi a Palazzo Crepadona

- Luci del Mediterraneo -

La mostra Caffi. Luci del Mediterraneo allestita presso Palazzo Crepadona a Belluno e rimasta aperta fino al 22 gennaio 2006 è stata trasferita a Roma e successivamente è approdata a San Pietroburgo.

Le dolomiti bellunesi nel cuore, la luce di Canaletto nel DNA, i colori del Mediterraneo negli occhi, la curiosità e la ricerca del "vero" - proprie del positivista - la passione del patriota, la forza di un eroe.

Ippolito Caffi (1809 -1866) è artista e personaggio romantico di grande fascino: tra i maggiori e più originali vedutisti dell'Ottocento italiano, assume nella sua arte una dimensione e un respiro europei che lo avvicinano a Corot e, in qualche modo - per le "differenti ma pur contigue attitudini visionarie" - al contemporaneo Turner, suscitando, nella sua breve ma intensa vita, consensi ed ammirazione.

Ma Caffi, oltre ad essere tra i più acclamati artisti del tempo, fu - come dicevamo - anche una personalità forte ed inquieta, uno spirito avventuroso, viaggiatore instancabile e patriota convinto con la sua partecipazione ai moti del 1848-49, la persecuzione austriaca, la partecipazione alla terza Guerra d'Indipendenza fino alla prematura morte nel corso della battaglia di Lissa, a soli 57 anni, imbarcato nell'ammiraglia Re d'Italia.

Al pittore bellunese è stata dedicata - prima a Belluno a Palazzo Crepadona dal 1 ottobre 2005 al 22 gennaio 2006, quindi a Roma al Museo di Roma - Palazzo Braschi - dal 15 febbraio al 2 maggio 2006 - la prima grande mostra antologica, che riunisce oltre un centinaio di vedute, tra le quali numerosi inediti, un nucleo importante di opere grafiche -disegni e bellissimi acquarelli - e i suoi album e taccuini: preziosi schizzi appuntati durante i tanti viaggi o nel corso delle operazioni belliche di cui fu spettatore e protagonista, cronache e testimonianze d'epoca di grande efficacia, che consentono di mettere in luce anche l'abilità di Caffi nelle resa delle figure e il suo interesse per la varia umanità incontrata: popolani, soldati, religiosi, donne con costumi tradizionali, ecc.

Un evento, dunque, lungamente atteso quello che ha animato la stagione autunnale delle grandi mostre in Italia del 2006 - promosso dalla Provincia di Belluno in collaborazione con il Comune di Belluno e dalla Sovraintendenza per i Beni Culturali-Museo di Roma con il Comune di Roma - che mira ad offrire una panoramica esaustiva del catalogo pittorico e grafico di Caffi, evidenziando soprattutto le tematiche e i soggetti privilegiati dal grande artista.

L'esigenza continua di documentare la realtà in tutte le sfaccettature percepibili, aveva fatto di Caffi, infatti, una singolare figura di artista-reporter, un testimone eccezionalmente sensibile di ogni evento atmosferico, di ogni fatto di cronaca, di situazioni urbane illuminate da affocati tramonti o inghiottite da nebbie pannose.

Un anelito, tutto positivistico, che lo spingeva a fissare sulla tela quello che i propri occhi riuscivano a vedere, a documentarsi sugli spettacoli della natura più inusitati, a partecipare direttamente ad eventi eccezionali: capace come nessuno di rendere in pittura il fenomeno dell'eclissi di sole, ardito al punto di voler provare il volo in pallone aerostatico per documentare un nuovo punto di vista del mondo, instancabile viaggiatore tanto da spingersi in un pionieristico viaggio in Oriente immortalato attraverso le sue pitture, osservatore puntiglioso e coraggioso (curioso sperimentatore della realtà) fino a perdere la vita per documentare direttamente una battaglia cruciale.

Definito retoricamente, per la sua abilità prospettica, l'ultimo erede di Canaletto, Caffiseppe in realtà superare la tradizione canalettina, arricchendola con un profondo senso di ampiezza atmosferica e con un ricercato studio sugli effetti di luce, "traghettando il paesaggismo - come scrive Gindomenico Romanelli - verso una nuova stagione, verso la macchia, verso la densità dei colori aggrumati, bianchi squillanti e rossi aranciati di tramonti di fuoco e il mauve delicato di albe primaverili".
E' una luce "emotiva" quella che inventa Caffi e che rende i suoi quadri tanto poetici, affascinanti ed amati.
Dal primo quadro premiato all'Accademia di Venezia per la Scuola di prospettiva nel 1830, quando aveva vent'un anni, agli ultimi disegni compiuti sulla nave con la quale incontra la morte nel 1866, a cinquantasette anni, egli è un "costante osservatore della natura con un'apertura poetica tutta propria".
I luoghi del suo girovagare sono anche i luoghi che lui immortala nei suoi dipinti: la sua amata Bellunoe Venezia, Roma - altra città in cui più volte tornerà per lunghi soggiorni - Napoli, ove si soffermò soprattutto a Pompei ed Ercolano, la Sicilia, le mete del suo viaggio in Medio Oriente (Atene, Costantinopoli, la Siria, l'Egitto, Malta) e quelle del suo esilio una volta caduta la Repubblica di Venezia (1849): Genova, Nizza, Torino, Parigi, ecc.

Città che non vengono più viste nella solarità abbagliante delle luci zenitali del Canaletto ma sempre còlte dal pittore veneto in una particolare fenomenologia atmosferica o in una esplosione di feste e colori: pensiamo per esempio alle sue famosissime vedute notturne - tra cui quelle fortunate e ripetute più volte del carnevale a Roma e dei moccoletti - ai bagliori dei fuochi d'artificio, alle inusuali vedute innevate di Venezia.

"Un veneziano- scrive del contemporaneo Caffi il francese Thèophile Gautier, poeta, critico teatrale e narratore - dopo Canaletto, dopo Bonington, dopo Joyant, dopo Wildt, dopo Ziem, ha trovato il mezzo di dipingere Venezia sotto un nuovo aspetto. La sua veduta del Canal Grande e di Santa Maria della salute in inverno, con un lenzuolo di neve sulle cupole e sui palazzi, è un'autentica novità".

Ed è proprio procedendo per luoghi - Venezia, Roma e il Mediterraneo - e accostando vedute dello stesso sito da prospettive differenti o nelle diverse declinazioni atmosferiche - a dare conto della sensibilità caffiana - che si dipana la mostra, curata da un nutrito comitato scientifico, presieduto da Giandomenico Romanelli, di cui fanno parte alcuni dei principali studiosi dell'artista: Renato Barilli, Massimo De Grassi, Elena Di Majo, Federica Pironi, Annalisa Scarpa, Flavia Scotton, Anna Maria Spiazzi, Maria Elisa Tittoni, Simonetta Tozzi.

La mostra - organizzata da Villaggio Globale International, con la collaborazione di Zètema Progetto Cultura ed accompagnata da catalogo Skira curato da Annalisa Scarpa - offrirà dunque ai visitatori alcuni tra i più notevoli esempi della produzione del bellunese, dando modo di ammirare opere mai esposte prima d'ora(come quelle selezionate dai corposi fondi dei Musei Civici Veneziani o dal Museo di Roma, in gran parte non esposte e poco note al pubblico) o addirittura inedite (di grande fascino alcune vedute provenienti da Londra), prestate da musei italiani ed esteri ma anche da collezionisti privati, che hanno acquisito negli anni alcuni dei principali capolavori dell'artista.

Antonella Lacchin
(Villaggio Globale International)

 

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